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  • Immagine del redattoreEmilio Mordini

DA DOVE VENIAMO? CHI SIAMO? DOVE ANDIAMO?

Aggiornamento: 24 ago 2022


𝗗𝗮 𝗱𝗌𝘃𝗲 𝘃𝗲𝗻𝗶𝗮𝗺𝗌? 𝗖𝗵𝗶 𝘀𝗶𝗮𝗺𝗌? 𝗗𝗌𝘃𝗲 𝗮𝗻𝗱𝗶𝗮𝗺𝗌? (𝙒𝙀𝙝𝙚𝙧 𝙠𝙀𝙢𝙢𝙚𝙣 𝙬𝙞𝙧 𝙒𝙚𝙧 𝙚𝙞𝙣𝙙 𝙬𝙞𝙧 𝙒𝙀𝙝𝙞𝙣 𝙜𝙚𝙝𝙚𝙣 𝙬𝙞𝙧) 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝘁𝗶𝘁𝗌𝗹𝗌 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗱𝗶𝗜𝗶𝗻𝘁𝗌 𝗱𝗶 𝗣𝗮𝘂𝗹 𝗚𝗮𝘂𝗎𝘂𝗶𝗻, 𝗿𝗲𝗮𝗹𝗶𝘇𝘇𝗮𝘁𝗌 𝗜𝗌𝗰𝗌 𝗜𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝘂𝗌 𝘁𝗲𝗻𝘁𝗮𝘁𝗶𝘃𝗌 𝗱𝗶 𝘀𝘂𝗶𝗰𝗶𝗱𝗶𝗌, 𝗻𝗲𝗹 𝟭𝟎𝟵𝟳. Si tratta di domande quanto mai lecite oggi, dopo due anni e mezzo di pandemia, gravi restrizioni dei diritti fondamentali, una guerra in corso, una crisi economica incombente, uno svuotamento progressivo dei sistemi politici “democratici”.

𝗊𝗮𝗿𝗮̀ 𝗜𝗲𝗿 𝗳𝗌𝗿𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗰𝗌𝘀𝗲 𝘂𝗻 𝗱𝗶𝘀𝗰𝗌𝗿𝘀𝗌 𝗹𝘂𝗻𝗎𝗌 𝗲 𝗻𝗌𝗻 𝗳𝗮𝗰𝗶𝗹𝗲: prometto sin d’ora un calice di Ribolla Gialla o Refosco (a seconda delle preferenze) a chi, nonostante caldo e vacanze, deciderà lo stesso di provare a leggerlo.


𝗜𝗗𝗘𝗡𝗧𝗜𝗧𝗔’ 𝗗𝗜 𝗚𝗘𝗡𝗘𝗥𝗘 𝗘 𝗣𝗘𝗥𝗊𝗢𝗡𝗔𝗟𝗘 𝗣𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗌̀ 𝗹𝗲 𝗺𝗌𝘀𝘀𝗲 𝗿𝗶𝗮𝘀𝘀𝘂𝗺𝗲𝗻𝗱𝗌 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗶 𝗮𝗿𝘁𝗶𝗰𝗌𝗹𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗌 𝗜𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗌 𝘀𝘂𝗹𝗹𝗲 𝘁𝗲𝗌𝗿𝗶𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗎𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿 𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗶𝗌 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲. 𝗟𝗮 𝗿𝗮𝗎𝗶𝗌𝗻𝗲 𝘀𝗶 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗿𝗶𝗿𝗮̀ 𝘀𝘁𝗿𝗮𝗱𝗮 𝗳𝗮𝗰𝗲𝗻𝗱𝗌. Funzione essenziale di tutta la materia vivente Ú riprodursi. Ci sono molte forme di riproduzione: gli esseri umani sono bisessuali stabili: la riproduzione si realizza attraverso la fusione di due tipi di cellule, dette gameti. Ogni individuo – maschio o femmina - Ú portatore per tutta la vita di un solo tipo di gamete. Non esistono altri generi o forme intermedie. Androgeni ed ermafroditi sono fantasie mitologiche, oppure un modo per indicare rare malformazioni che riguardano individui che restano, comunque, geneticamente femmine o maschi.

𝗟’𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗎𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗲̀ 𝘂𝗻𝗮 𝗰𝗌𝗺𝗜𝗌𝗻𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹’“𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗜𝗲𝗿𝘀𝗌𝗻𝗮𝗹𝗲”; 𝗰𝗌𝗻 𝗟𝘂𝗲𝘀𝘁𝗌 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗲 𝗰𝗶 𝘀𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗲𝗿𝗶𝘀𝗰𝗲 𝗮𝗹 𝗰𝗌𝗺𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗜𝗲𝗿𝘀𝗌𝗻𝗮 𝗜𝗌𝘀𝘀𝗮 𝗿𝗶𝗺𝗮𝗻𝗲𝗿𝗲 𝘀𝗲́ 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗮, pur attraverso i cambiamenti fisici, psichici, esistenziali cui va incontro nell’arco della propria esistenza. L’identità personale si fonda su caratteristiche che devono essere stabili a sufficienza per assicurare una qualche continuità dalla nascita alla morte. Ce ne sono almeno tre: specie, genere e cultura. Noi tutti apparteniamo alla specie umana; siamo geneticamente maschi o femmine; siamo nati in una data cultura ed epoca.


𝗚𝗡𝗜𝗖𝗜𝗧𝗔’ 𝗚𝗠𝗔𝗡𝗔 𝗖𝗶𝗮𝘀𝗰𝘂𝗻𝗌 𝗱𝗶 𝗻𝗌𝗶 𝗵𝗮 𝗜𝗌𝗶 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝗜𝗿𝗌𝗜𝗿𝗶𝗮 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗶𝘁𝗮̀, 𝗰𝗵𝗲 𝗌𝗿𝗶𝗎𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗌𝗻𝗶 𝗯𝗶𝗌𝗹𝗌𝗎𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗌 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗌 𝗳𝗌𝗿𝗺𝗮𝘁𝗌 𝗲 𝗰𝗌𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗮𝗻𝗌 𝗮 𝗜𝗹𝗮𝘀𝗺𝗮𝗿𝗹𝗌. L’essere vivente Ú, nella sua struttura più profonda, relazionale. Immaginate un grafo a forma di sfera: ciascuno di noi Ú il nodo (o vertice) di un numero di archi (collegamenti) tra altri nodi del grafo. Il nodo esiste? Certo. Esisterebbe però se non ci fossero gli archi? No. Archi e vertici - individui e relazioni - sono termini per indicare la stessa realtà: non sono pensabili indipendentemente gli uni dagli altri. Ogni individuo emerge come nodo da un numero pressoché infinito di relazioni tra altri nodi del grafo, i quali sono, a loro volta, punto di incontro di altre relazioni tra altri nodi, e così via, indietro nel passato e avanti del futuro.

𝗜𝗻 𝗱𝗲𝗳𝗶𝗻𝗶𝘁𝗶𝘃𝗮, 𝗌𝗎𝗻𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗌 𝗲̀ 𝗜𝗿𝗲𝘇𝗶𝗌𝘀𝗌, 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗌, 𝗶𝗿𝗿𝗶𝗜𝗲𝘁𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗻𝗌𝗻 𝗜𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗜𝗌𝘀𝘀𝗲𝗎𝗎𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗿𝗮𝗱𝗶𝗰𝗮𝗹𝗲 𝘀𝗶𝗻𝗎𝗌𝗹𝗮𝗿𝗶𝘁𝗮̀, 𝗮𝗹 𝗰𝗌𝗻𝘁𝗿𝗮𝗿𝗶𝗌 perché ricapitola in sé, ciascuno dalla propria particolarissima prospettiva, l’intera umanità. Ognuno di noi Ú – per citare Pascal – il centro di una sfera il cui raggio Ú infinito e la circonferenza da nessuna parte.


𝗥𝗘𝗔𝗟𝗧𝗔’ 𝗢𝗎𝗻𝗶 𝗶𝗻𝗱𝗶𝘃𝗶𝗱𝘂𝗌 – 𝗟𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶 - 𝗵𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗿𝗲𝗮𝗹𝘁𝗮̀ 𝘀𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲: 𝗯𝗶𝗌𝗹𝗌𝗎𝗶𝗰𝗮 (𝘀𝗜𝗲𝗰𝗶𝗲 𝗲 𝗎𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲) 𝗲 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲 (𝗲𝗜𝗌𝗰𝗮 𝗲 𝘀𝗌𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀). Su questa roccia, scorre un fiume di sensazioni, memorie, fantasie, emozioni, identificazioni. La nostra mente Ú un palcoscenico dove noi recitiamo tutti i ruoli, non solo quando sogniamo, ma anche, sottotraccia, durante la veglia.

𝗀𝘂𝗲𝘀𝘁𝗌 𝗰𝗌𝗻𝘁𝗶𝗻𝘂𝗌 𝗳𝗹𝘂𝘀𝘀𝗌 𝗱𝗶 𝗜𝗲𝗻𝘀𝗶𝗲𝗿𝗶 𝗲 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗶 𝗜𝗲𝗿𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲 𝘂𝗻 𝗻𝘂𝗺𝗲𝗿𝗌 𝗜𝗿𝗲𝘀𝘀𝗌𝗰𝗵𝗲́ 𝗶𝗻𝗳𝗶𝗻𝗶𝘁𝗌 𝗱𝗶 𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝘇𝗶𝗌𝗻𝗶: 𝗰𝗶 𝘀𝗶 𝗜𝘂𝗌̀ 𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝗳𝗶𝗰𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗌𝗻 𝘂𝗻 𝗮𝗻𝗶𝗺𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝘀𝗜𝗲𝗰𝗶𝗲 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮 (𝘀𝗶 𝗜𝗲𝗻𝘀𝗶 𝗮𝗎𝗹𝗶 𝘀𝗰𝗶𝗮𝗺𝗮𝗻𝗶); con il genere opposto al proprio (tutte le forme di transessualismo); con un individuo di un’altra epoca e cultura (come nel caso di alcuni deliri). Si potrà pensare a sé come un uomo che sogna di essere una farfalla che a sua volta sogna di essere un uomo; un maschio che si sente una femmina che immagina di essere maschio; un greco che pensa di essere un barbaro che crede di essere greco. Siamo specchi che si specchiano in altri specchi, in un gioco senza fine che André Gide chiamò 𝘮𝘪𝘎𝘊-𝘊𝘯-𝘢𝘣𝘺𝘮𝘊, “messa in abisso”.

𝗧𝘂𝘁𝘁𝗮𝘃𝗶𝗮, 𝗰𝗶𝗮𝘀𝗰𝘂𝗻𝗌 𝗱𝗶 𝗻𝗌𝗶 𝘀𝗶 𝗜𝘂𝗌̀ 𝗿𝗮𝗜𝗜𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗺𝗶𝗹𝗹𝗲 𝗺𝗌𝗱𝗶 𝘀𝗌𝗹𝗌 𝗜𝗲𝗿𝗰𝗵𝗲́ 𝗜𝗌𝗎𝗎𝗶𝗮 𝘀𝘂 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝗌𝗹𝗶𝗱𝗮 𝗯𝗮𝘀𝗲, 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶 𝘀𝗶 𝗜𝗲𝗿𝗱𝗲𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗶𝗻 𝗟𝘂𝗲𝘀𝘁𝗌 𝗹𝗮𝗯𝗶𝗿𝗶𝗻𝘁𝗌. Guai allo sciamano che resta lupo per sempre; alla drag queen che scorda di essere stata maschio; al barbaro che si illude di essere nato ad Atene. Sono destinati a finire come Moammed Sceab “𝘋𝘪𝘎𝘀𝘊𝘯𝘥𝘊𝘯𝘵𝘊/ 𝘥𝘪 𝘊𝘮𝘪𝘳𝘪 𝘥𝘪 𝘯𝘰𝘮𝘢𝘥𝘪/ 𝘎𝘶𝘪𝘀𝘪𝘥𝘢/ 𝘱𝘊𝘳𝘀𝘩𝘊́ 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘊𝘷𝘢 𝘱𝘪𝘶̀/ 𝘗𝘢𝘵𝘳𝘪𝘢/ 𝘈𝘮𝘰̀ 𝘭𝘢 𝘍𝘳𝘢𝘯𝘀𝘪𝘢/ 𝘊 𝘮𝘶𝘵𝘰̀ 𝘯𝘰𝘮𝘊 / 𝘍𝘶 𝘔𝘢𝘳𝘀𝘊𝘭/ 𝘮𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘊𝘳𝘢 𝘍𝘳𝘢𝘯𝘀𝘊𝘎𝘊” (Giuseppe Ungaretti, 𝘐𝘯 𝘮𝘊𝘮𝘰𝘳𝘪𝘢, 1916).


𝗣𝗚𝗟𝗊𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗊𝗘𝗊𝗊𝗚𝗔𝗟𝗘 𝗟𝗮 𝗿𝗶𝗜𝗿𝗌𝗱𝘂𝘇𝗶𝗌𝗻𝗲 𝗯𝗶𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲, 𝗰𝗌𝗺𝘂𝗻𝗲 𝘁𝗿𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗺𝗮𝗺𝗺𝗶𝗳𝗲𝗿𝗶 𝗲 𝗎𝗹𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗶 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗶, 𝘀𝗜𝗶𝗲𝗎𝗮 𝗹𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘁𝗿𝗮 𝗺𝗮𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗲 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗲; 𝗟𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗰𝗌𝗻𝘁𝗿𝗶𝗯𝘂𝗶𝘀𝗰𝗲 𝗮 𝗳𝗌𝗿𝗺𝗮𝗿𝗲 𝗹’𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗜𝗲𝗿𝘀𝗌𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝗶𝗮𝘀𝗰𝘂𝗻𝗌; a sua volta, l’identità personale si fonda su elementi stabili e su un flusso continuo e mutevole di sensazioni, memorie, fantasie che la rendono unica. Ma su cosa si fonda la riproduzione?

𝗚𝗹𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗶 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗶 𝘀𝗌𝗻𝗌 𝘀𝗜𝗶𝗻𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗜𝗿𝗌𝗱𝘂𝘇𝗶𝗌𝗻𝗲 𝗱𝗮 𝘂𝗻 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗶𝗌 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗌 “𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲”. 𝗊𝗶𝗎𝗺𝘂𝗻𝗱 𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱 𝗰𝗵𝗶𝗮𝗺𝗌̀ 𝗟𝘂𝗲𝘀𝘁𝗌 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗶𝗌 “𝗜𝘂𝗹𝘀𝗶𝗌𝗻𝗲” (𝙩𝙧𝙞𝙚𝙗). La pulsione Ú un “dirigersi verso” un oggetto (un'altra persona, una fantasia, persino sé stessi), con lo scopo di raggiungere un soddisfacimento e calmare una tensione interna, che può originare da varie parti del corpo.

𝗟𝗮 𝗜𝘂𝗹𝘀𝗶𝗌𝗻𝗲 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗻𝗌𝗻 𝗵𝗮 𝗿𝗮𝗜𝗜𝗌𝗿𝘁𝗌 𝗌𝗯𝗯𝗹𝗶𝗎𝗮𝘁𝗌 𝗰𝗌𝗻 𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗜𝗿𝗌𝗱𝘂𝘇𝗶𝗌𝗻𝗲 (𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗲 𝗲̀ 𝗹𝗮 𝘀𝗜𝗶𝗻𝘁𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝗺𝘂𝗌𝘃𝗲). 𝗜𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗎𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗲 𝘀𝗰𝗲𝗹𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗌𝗎𝗎𝗲𝘁𝘁𝗌 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲 𝘀𝗌𝗻𝗌 𝗰𝗌𝗹𝗹𝗲𝗎𝗮𝘁𝗲 𝗺𝗮 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗜𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶. Maschi e femmine hanno modi diversi - in parte radicati nella biologia, in parte in norme sociali - di percepire e soddisfare il desiderio sessuale. Ogni società, epoca e cultura ha regole esplicite e implicite che riguardano l’esercizio della sessualità. Alcune società hanno norme più rigorose, altre meno, ma non Ú mai esistita una comunità umana che non regolamentasse la vita sessuale.


𝗘𝗥𝗢𝗊 𝗘 𝗔𝗠𝗢𝗥𝗘 𝗟𝗮 𝗜𝘂𝗹𝘀𝗶𝗌𝗻𝗲 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗳𝗌𝗻𝗱𝗮 𝗹𝗮 𝗳𝘂𝗻𝘇𝗶𝗌𝗻𝗲 𝗿𝗶𝗜𝗿𝗌𝗱𝘂𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮, 𝗺𝗮 𝘃𝗮 𝗯𝗲𝗻 𝗮𝗹 𝗱𝗶 𝗹𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗜𝗿𝗌𝗱𝘂𝘇𝗶𝗌𝗻𝗲 𝗲 𝗰𝗌𝗶𝗻𝘃𝗌𝗹𝗎𝗲 𝗺𝗌𝗹𝘁𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝗮𝘀𝗜𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘁𝗮. 𝗖𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗲 𝗟𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗜𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗜𝗶𝗌 𝘀𝘂𝗜𝗲𝗿𝗶𝗌𝗿𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗜𝗶𝗲𝗎𝗵𝗶. Noi chiamiamo questo principio “amore”, gli antichi greci lo chiamavano “eros” (due parole che hanno esattamente lo stesso significato).

𝗘𝗿𝗌𝘀, 𝗌 𝗮𝗺𝗌𝗿𝗲, 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝗜𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗜𝗶𝗌 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗜𝗶𝗻𝗎𝗲 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗌 𝗰𝗶𝗌̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗲𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲 𝗮 𝗰𝗌𝗻𝗻𝗲𝘁𝘁𝗲𝗿𝘀𝗶, 𝗶𝗹 𝗜𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗜𝗶𝗌 𝗰𝗵𝗲 𝗎𝗲𝗻𝗲𝗿𝗮 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝘁𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗌𝗻𝗶 𝗱𝗮 𝗰𝘂𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗎𝗹𝗶 𝗶𝗻𝗱𝗶𝘃𝗶𝗱𝘂𝗶, 𝗳𝗌𝗿𝘀𝗲 𝗶𝗹 𝗺𝗌𝗻𝗱𝗌, 𝗲𝗺𝗲𝗿𝗎𝗌𝗻𝗌. Queste relazioni, essenziali allo sviluppo psicologico e fisico dell’individuo, sono state studiate da psicoanalisti e psicologi sperimentali nel corso degli anni 1950 e 60, dando origine alla teoria detta “dell’attaccamento”. Questa teoria afferma che esiste un bisogno ancora più originario della pulsione sessuale: la necessità, fisica e mentale, di un legame affettuoso e protettivo, tra neonato e chi si prende cura di lui. Questa necessità non Ú limitata alle prime fasi dello sviluppo: infatti il legame viene “interiorizzato” dall’adulto e conferisce per tutta la vita una sensazione di autonomia e di “solidità” esistenziale. L’ attaccamento fornisce la base “materiale” alla struttura di relazioni di cui ho parlato: Ú il corrispettivo biologico degli “archi” che connettono e creano i nodi del grafo.

𝗊𝘂 𝗰𝗌𝘀𝗮 𝘀𝗶 𝗳𝗌𝗻𝗱𝗮 𝗜𝗲𝗿𝗌̀, 𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝘃𝗌𝗹𝘁𝗮, 𝗹’𝗮𝗺𝗌𝗿𝗲? 𝗙𝗿𝗲𝘂𝗱 𝗲 𝗺𝗌𝗹𝘁𝗶 𝘀𝗰𝗶𝗲𝗻𝘇𝗶𝗮𝘁𝗶, 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗌𝗱𝗶𝗲𝗿𝗻𝗶, 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗌 𝗿𝗶𝘀𝗜𝗌𝘀𝘁𝗌 𝗰𝗵𝗲 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝗜𝗿𝗌𝗱𝗌𝘁𝘁𝗌 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗲𝗹𝗲𝘇𝗶𝗌𝗻𝗲 𝗻𝗮𝘁𝘂𝗿𝗮𝗹𝗲. La religione greca arcaica, quella ebraica e quella cristiana affermano che l’amore Ú (un) Dio e non ha quindi bisogno di fondarsi su altro da sé. La potenza di Dio, che crea, dà vita e tiene unito l’universo, coincide con quella dell’amore. L’amore Ú più forte persino della morte e del denaro perché “𝘭𝘊 𝘎𝘶𝘊 𝘷𝘢𝘮𝘱𝘊 𝘎𝘰𝘯𝘰 𝘷𝘢𝘮𝘱𝘊 𝘥𝘪 𝘧𝘶𝘰𝘀𝘰, 𝘶𝘯𝘢 𝘧𝘪𝘢𝘮𝘮𝘢 𝘥𝘪𝘷𝘪𝘯𝘢” (Cant 8,6). Ogni potere umano soccombe all’amore diventando altro da sé (“𝘀𝘩𝘪 𝘷𝘶𝘰𝘭 𝘊𝘎𝘎𝘊𝘳𝘊 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘵𝘳𝘢 𝘷𝘰𝘪 𝘎𝘢𝘳𝘢̀ 𝘪𝘭 𝘎𝘊𝘳𝘷𝘰 𝘥𝘪 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘪” Mc 14,44) oppure Ú costretto a combatterlo come il suo peggior nemico. Lo aveva capito Orwell che concluse 1984 nel modo più tragico e disperato: il tradimento tra due amanti.


𝗡𝗚𝗢𝗩𝗔 𝗡𝗢𝗥𝗠𝗔𝗟𝗜𝗧𝗔̀ 𝗟’ 𝗮𝗿𝗰𝗵𝗶𝘁𝗲𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗶𝗹 𝗰𝘂𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗲𝗎𝗻𝗌 𝗵𝗌 𝗮𝗜𝗜𝗲𝗻𝗮 𝗮𝗯𝗯𝗌𝘇𝘇𝗮𝘁𝗌 - 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗿𝗶𝗜𝗿𝗌𝗱𝘂𝘇𝗶𝗌𝗻𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗺𝗌𝗿𝗲 – 𝗲̀ 𝗟𝘂𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝘀𝘁𝗮 𝘀𝗎𝗿𝗲𝘁𝗌𝗹𝗮𝗻𝗱𝗌 𝘀𝗌𝘁𝘁𝗌 𝗹𝗮 𝘀𝗜𝗶𝗻𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 “𝗻𝘂𝗌𝘃𝗮 𝗻𝗌𝗿𝗺𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀”. Il passaggio da cittadino produttore a quello consumatore e infine a quello digitale sta comportando una drammatica rivoluzione antropologica.

𝗊𝗰𝗿𝗶𝘃𝗲𝘃𝗮 𝗣𝗮𝘀𝗌𝗹𝗶𝗻𝗶 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝘂𝗹𝘁𝗶𝗺𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝟭° 𝗻𝗌𝘃𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝟭𝟵𝟳𝟱: “𝘓𝘢 𝘵𝘳𝘢𝘚𝘊𝘥𝘪𝘢 𝘊̀ 𝘀𝘩𝘊 𝘯𝘰𝘯 𝘀𝘪 𝘎𝘰𝘯𝘰 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘊𝘎𝘎𝘊𝘳𝘪 𝘶𝘮𝘢𝘯𝘪, 𝘀𝘪 𝘎𝘰𝘯𝘰 𝘎𝘵𝘳𝘢𝘯𝘊 𝘮𝘢𝘀𝘀𝘩𝘪𝘯𝘊 𝘀𝘩𝘊 𝘎𝘣𝘢𝘵𝘵𝘰𝘯𝘰 𝘭’𝘶𝘯𝘢 𝘀𝘰𝘯𝘵𝘳𝘰 𝘭’𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 (
) 𝘝𝘰𝘚𝘭𝘪𝘰 𝘥𝘪𝘳𝘊 𝘧𝘶𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘢𝘪 𝘥𝘊𝘯𝘵𝘪: 𝘪𝘰 𝘎𝘀𝘊𝘯𝘥𝘰 𝘢𝘭𝘭’𝘪𝘯𝘧𝘊𝘳𝘯𝘰 𝘊 𝘎𝘰 𝘀𝘰𝘎𝘊 𝘀𝘩𝘊 𝘯𝘰𝘯 𝘥𝘪𝘎𝘵𝘶𝘳𝘣𝘢𝘯𝘰 𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘀𝘊 𝘥𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪. 𝘔𝘢 𝘎𝘵𝘢𝘵𝘊 𝘢𝘵𝘵𝘊𝘯𝘵𝘪. 𝘓’𝘪𝘯𝘧𝘊𝘳𝘯𝘰 𝘎𝘵𝘢 𝘎𝘢𝘭𝘊𝘯𝘥𝘰 𝘥𝘢 𝘷𝘰𝘪”. Pasolini raffigurò questo inferno in “𝘚𝘢𝘭𝘰̀ 𝘰 𝘭𝘊 120 𝘚𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘵𝘊 𝘥𝘪 𝘚𝘰𝘥𝘰𝘮𝘢”, che resta, a mio avviso, uno dei suoi film più belli. Un’opera straordinaria che rappresenta l’anarchia del potere per ciò che Ú nella sua essenza: tentativo estremo di estirpare l’amore. La rivoluzione antropologica che sta fondando la nuova normalità ha proprio questo obiettivo e si sta sviluppando attraverso tre, distinte ma interconnesse, linee.

𝗟𝗮 𝗜𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗿𝗶𝗎𝘂𝗮𝗿𝗱𝗮 𝗹𝗲 𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀ 𝗶𝗻𝗱𝗶𝘃𝗶𝗱𝘂𝗮𝗹𝗶, 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗱𝗲𝘃𝗌𝗻𝗌 𝗶𝗻𝗱𝗲𝗯𝗌𝗹𝗶𝗿𝗲, 𝗜𝗲𝗿 𝗰𝗿𝗲𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗜𝗲𝗿𝗳𝗲𝘁𝘁𝗌 𝗰𝗌𝗻𝘀𝘂𝗺𝗮𝘁𝗌𝗿𝗲 𝗎𝗹𝗌𝗯𝗮𝗹𝗲, ma che si devono anche moltiplicare per generare sempre nuove nicchie di mercato. Due capisaldi dell’identità personale sono genere e cultura. Oggi c’Ú un tentativo di convincere le persone che l’identità “binaria” sia una gabbia, che libertà e felicità risiedano nelle identità “arcobaleno”, nella poliedricità dei sogni, che potranno sempre essere trasformati in realtà dalla tecnologia. Per ottenere questo risultato si sono dovute contrabbandare situazioni di vero disagio mentale in semplice “diversità”, meritevole di protezione e legittimazione sociale. Nello stesso tempo Ú continuata la demolizione delle identità culturali. L’omologazione di cui parlava Pasolini aveva come obiettivo la cultura contadina e le culture locali. L’omologazione degli ultimi decenni si Ú spinta ben oltre: ha operato direttamente sul mondo della cultura. La formazione scolastica letteraria, artistica e umanistica, non strettamente tecnica, Ú stata ovunque marginalizzata o eliminata. La “𝘀𝘢𝘯𝘀𝘊𝘭 𝘀𝘶𝘭𝘵𝘶𝘳e” - e tutti i movimenti ad essa analoghi- stanno procedendo alla sistematica 𝘥𝘢𝘮𝘯𝘢𝘵𝘪𝘰 𝘮𝘊𝘮𝘰𝘳𝘪𝘢𝘊 della civiltà occidentale, in particolare, delle sue radici greco-cristiane.

𝗟𝗮 𝘀𝗲𝗰𝗌𝗻𝗱𝗮 𝗿𝗶𝗎𝘂𝗮𝗿𝗱𝗮 𝗶 𝗰𝗌𝗿𝗜𝗶 𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗲𝘀𝘀𝘂𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀. 𝗗𝗮 𝘂𝗻 𝗹𝗮𝘁𝗌, 𝗺𝗮𝗶 𝗻𝗲𝗎𝗹𝗶 𝘂𝗹𝘁𝗶𝗺𝗶 𝘀𝗲𝗰𝗌𝗹𝗶 𝘀𝗶 𝗲̀ 𝗜𝗮𝗿𝗹𝗮𝘁𝗌 𝗰𝗌𝘀𝗶̀ 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗌, 𝗶𝗻 𝗺𝗌𝗱𝗌 𝗰𝗌𝘀𝗶̀ 𝘀𝗜𝘂𝗱𝗌𝗿𝗮𝘁𝗌, 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝘀𝘀𝗌 𝗲 𝗹𝗌 𝘀𝗶 𝗲̀ 𝗿𝗲𝘀𝗌 𝗜𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗌 𝗜𝗲𝗿𝘀𝗶𝗻𝗌 𝗻𝗲𝗶 𝘀𝘂𝗌𝗶 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮𝗎𝗹𝗶 𝗜𝗶𝘂̀ 𝗶𝗻𝘁𝗶𝗺𝗶; la pornografia Ú una delle merci più diffuse, a prezzo più basso, o addirittura regalata. D’altro lato la nostra Ú anche l’epoca del distanziamento sociale, del 𝘯𝘰𝘭𝘪 𝘮𝘊 𝘵𝘢𝘯𝘚𝘊𝘳𝘊, dei volti coperti dalle mascherine, del crescente neopuritanesimo di movimenti come “𝘔𝘊 𝘵𝘰𝘰” e contro la discriminazione di genere. In realtà, stiamo assistendo a una progressiva smaterializzazione dei corpi e della sessualità. È un processo che fa parte della smaterializzazione di tutti i rapporti sociali, lavorativi ed economici. È necessario – perché si realizzi il sogno dell’economia digitale – che il mondo “reale” sia completamente sostituito da un mondo virtuale: 𝘩𝘰𝘮𝘊 𝘞𝘰𝘳𝘬𝘪𝘯𝘚, transazioni immateriali, denaro elettronico, telemedicina, finanziarizzazione dei mercati e, infine, chat erotiche e pornografia online.

𝗟𝗮 𝘁𝗲𝗿𝘇𝗮, 𝗹𝗮 𝗜𝗶𝘂̀ 𝗶𝗻𝗳𝗶𝗱𝗮 𝗲 𝗜𝗲𝗿𝗶𝗰𝗌𝗹𝗌𝘀𝗮, 𝗿𝗶𝗎𝘂𝗮𝗿𝗱𝗮 𝗱𝗶𝗿𝗲𝘁𝘁𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗹’𝗮𝗺𝗌𝗿𝗲 𝗲 𝗹𝗮 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮. In tanti hanno osservato che la pandemia non ha affatto migliorato le persone, come all’inizio si diceva, ma che invece sono aumentati odi, rancori, invidie, reciproche aggressività e che questa situazione si Ú in qualche modo prolungata con la guerra in Ucraina. Già l'omologazione delle identità e la smaterializzazione della sessualità sarebbero sufficienti a spiegare l’aumento complessivo di rabbia e aggressività tra le persone. La perdita di elementi identitari “stabili”, come genere e cultura, non rende affatto più liberi ma lascia in balia delle proprie fantasie, comprese quelle più distruttive e autodistruttive. La smaterializzazione dei corpi e della sessualità minaccia direttamente i meccanismi dell’attaccamento e della comunicazione fisica che costituiscono la base materiale dell’eros. C’Ú, però, un ulteriore meccanismo che da anni sta erodendo l’amore alle sue fondamenta: l’avanzare incontenibile della bruttezza in tutte le sue forme.

𝗜𝗻𝘁𝗲𝗻𝗱𝗌 𝗶 𝗰𝗌𝗿𝗜𝗶 𝗱𝗲𝗳𝗌𝗿𝗺𝗶, 𝗎𝗌𝗻𝗳𝗶𝗮𝘁𝗶 𝗰𝗌𝗺𝗲 𝗜𝗌𝗹𝗹𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗲𝘃𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗌 𝗲 𝗰𝗌𝗜𝗲𝗿𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝘁𝗮𝘁𝘂𝗮𝗎𝗎𝗶; la musica oscena cantata nelle chiese e la liturgia sempre più sciatta; le regie teatrali grottesche; le poltrone in similpelle e i mobili in stile; i maglioni di cashmere rigenerato; le architetture degli edifici pubblici e i banchi a rotelle; i jeans lacerati sulle ginocchia e gli sneakers; i pomodori privi di sapore e il sushi dei supermercati; la volgarità delle espressioni di uso comune e dei titoli della stampa; gli esperti di cucina e i turisti che affollano gli aeroporti.


𝗖𝗢𝗡𝗖𝗟𝗚𝗊𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗩𝗌𝗿𝗿𝗲𝗶 𝗰𝗌𝗻 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗌 𝗶𝗹 𝗰𝘂𝗌𝗿𝗲 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝗿𝗲 𝗰𝗌𝗻 𝗟𝘂𝗮𝗹𝗰𝗵𝗲 𝗜𝗮𝗿𝗌𝗹𝗮 𝗱𝗶 𝘀𝗜𝗲𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗌, 𝗰𝗌𝗺𝗲 𝘂𝘀𝗮𝘃𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝘃𝗌𝗹𝘁𝗮, 𝗰𝗌𝗻 𝘂𝗻𝗮 𝗜𝗮𝗿𝗲𝗻𝗲𝘀𝗶. Non ho, però, esortazioni da fare, e le uniche parole di speranza che mi vengono alla mente sono quelle che Enea, lasciando Troia in fiamme, rivolse ai compagni: 𝘜𝘯𝘢 𝘎𝘢𝘭𝘶𝘎 𝘷𝘪𝘀𝘵𝘪𝘎, 𝘯𝘶𝘭𝘭𝘢𝘮 𝘎𝘱𝘊𝘳𝘢𝘳𝘊 𝘎𝘢𝘭𝘶𝘵𝘊𝘮 (Una sola salvezza resta ai vinti, non sperare nella salvezza) (Eneide, II, 354). Non disprezzatele, però: se ci pensate bene, capirete che sono le più belle parole di speranza mai pronunciate.


𝘈 𝘚𝘢𝘯𝘥𝘳𝘰 𝘎𝘪𝘯𝘥𝘳𝘰, in memoriam

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