PSICOTERAPIE ONLINE
- Emilio Mordini
- 6 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗶, 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝘃𝗼𝗶 𝗺𝗶 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝘃𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗲 𝗼𝗻𝗹𝗶𝗻𝗲 e se mi capitasse di farne.
𝗖𝗮𝗽𝗶𝘀𝗰𝗼 𝗯𝗲𝗻𝗲 𝗶𝗹 𝗳𝗮𝘀𝗰𝗶𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗲 𝗼𝗻𝗹𝗶𝗻𝗲: 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗼𝗱𝗲, 𝗿𝗶𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝘁𝗲𝗺𝗽𝗼, sono anche più economiche di quelle tradizionali. Molte piattaforme promettono al paziente di trovare “lo psicologo perfetto per lui” tramite un veloce questionario online. Per di più la prima seduta “di prova” è quasi sempre gratuita e permette di tentare con un professionista diverso se quello che il sistema ci ha assegnato inizialmente non ci convince. Però la salute mentale è una cosa talmente importante e delicata che vale la pena porsi qualche altra domanda.
𝗟𝗮 𝗿𝗲𝗹𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗻𝗮𝘀𝗰𝗲 𝗱𝗮𝗹 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗿𝗲𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗶𝗻𝗰𝗼𝗻𝘁𝗿𝗮𝗻𝗼, 𝗻𝗼𝗻 𝗱𝗮 𝗮𝗹𝗴𝗼𝗿𝗶𝘁𝗺𝗶: scegliere un terapeuta non è come scegliere un film. Ascoltare un concerto registrato o assistervi di persona non sono la stessa cosa, ascoltare un attore in teatro è esperienza incomparabilmente più coinvolgente che ascoltare lo stesso testo recitato da un altro interprete, magari più bravo, in un video su YouTube. Le note musicali o le battute del copione sono le stesse, ma l’esperienza è completamente diversa.
𝗨𝗻𝗮 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝘃𝗶𝘃𝗲 𝗱𝗶 𝘀𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗶, 𝗽𝗮𝘂𝘀𝗲, 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗶𝗿𝗶, 𝗺𝗶𝗰𝗿𝗼-𝗲𝘀𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗶, 𝗽𝗮𝗹𝗹𝗼𝗿𝗶 𝗲 𝗿𝗼𝘀𝘀𝗼𝗿𝗶: 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗾𝘂𝗲𝗹 𝗹𝗶𝗻𝗴𝘂𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝘃𝗲𝗿𝗯𝗮𝗹𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝘂𝗻𝗼 𝘀𝗰𝗵𝗲𝗿𝗺𝗼, 𝗶𝗻𝗲𝘃𝗶𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲, 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗿𝗶𝗻𝗴𝗲 𝗼 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗲𝗿𝗱𝗲. E come raccogliere tutto quel mondo di comunicazioni che si avvale di modalità non trasmissibili elettronicamente?
𝗜𝗹 𝗽𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗲𝗻𝘁𝗿𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗼 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶𝗼: 𝘂𝗻 𝗹𝗶𝗲𝘃𝗲 𝗼𝗱𝗼𝗿𝗲 𝗱’𝗮𝗹𝗰𝗼𝗼𝗹 𝗰𝗶 𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝘁𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮 𝗿𝗶𝗽𝗿𝗲𝘀𝗼 𝗮 𝗯𝗲𝗿𝗲. La signora depressa, che sa mesi non si curava del proprio aspetto, si sdraia sul lettino e subito un gradevole profumo di eau de toilette si diffonde per la stanza: qualcosa sta cambiando in meglio. Il giovane che è venuto per la prima visita, andandosene ci stringe la mano in maniera troppo violenta: c’è stato qualcosa che gli ha dato fastidio nel nostro comportamento? E che dire poi, degli attimi, delle esitazioni, dei gesti che si recitano nei pochi secondi che conducono dalla sala d’aspetto allo studio del terapeuta? Del modo di chiudere la porta dietro di sé del paziente?
𝗟’𝗼𝗻𝗹𝗶𝗻𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ “𝘀𝗯𝗮𝗴𝗹𝗶𝗮𝘁𝗼” 𝗺𝗮 𝗲̀ 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼, 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗽𝗮𝗿𝘇𝗶𝗮𝗹𝗲. 𝗜𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗽𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗼 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝘀𝗰𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗮 𝟯𝟲𝟬 𝗴𝗿𝗮𝗱𝗶, che si deve svolgere a tutti i livelli perché tutti noi comunichiamo usando molteplici strumenti e linguaggi e ogni nostro discorso è un sovrapporsi di testi e sottotesti, che una terapia deve essere in grado di sciogliere.
𝗟𝗮 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗼𝗻𝗹𝗶𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗿𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲, 𝗰𝗲𝗿𝘁𝗼, 𝗱𝗶 𝘀𝗽𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗲 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗲 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗮𝗿𝗺𝗶𝗼 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗺𝗼𝗹𝘁𝗼 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲. 𝗨𝗻 𝗽𝗿𝗲𝘇𝘇𝗼 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗯𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗳𝗮 𝗴𝗼𝗹𝗮, 𝗰𝗲𝗿𝘁𝗼. 𝗠𝗮 𝗹𝗮 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮 𝘃𝗲𝗿𝗮 𝗲̀: 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝘀𝘁𝗼 𝗮𝗰𝗾𝘂𝗶𝘀𝘁𝗮𝗻𝗱𝗼? Una spesa non vale di per sé ma per il valore che permette di acquistare. La psicologia è anche responsabilità clinica: un professionista in presenza, anche quando non è medico, può cogliere segnali corporei, neurologici, fisiologici che, se ignorati, rischiano di confondere una malattia organica con una problematica psicologica. Questi stessi segni a volte non possono essere colti a distanza e il non vederli può impedire o ritardare una diagnosi critica per la salute del paziente. Insomma, risparmiare su un master, facendolo online invece che di persona, può essere comprensibile ma risparmiare sulla certezza di una diagnosi o di una cura è raramente una scelta intelligente.
𝗜𝗻𝗳𝗶𝗻𝗲, 𝗰’𝗲̀ 𝗱𝗮 𝘁𝗲𝗻𝗲𝗿𝗲 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗳𝗼𝗿𝘀𝗲 𝗺𝗶𝗻𝗼𝗿𝗲, 𝗺𝗮 𝗱𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘃𝗮𝗹𝘂𝘁𝗮𝗿𝗲. 𝗟𝗮 𝗽𝗿𝗶𝘃𝗮𝗰𝘆 𝗻𝗼𝗻 𝗲̀ 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗺𝗲𝘀𝘀𝗮: 𝗲̀ 𝘂𝗻 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼. In studio c’è una porta chiusa. Online… chi garantisce davvero? Chi controlla che la piattaforma non registri, che il terapeuta non abbia finestre aperte, notifiche, distrazioni? SI tratta di avere un minimo di prudenza: il luogo dove uno racconta i propri segreti più intimi dovrebbe essere il posto più sicuro del mondo, dove “si spera” non ci siano testimoni inopportuni,
𝗜𝗻 𝗰𝗼𝗻𝗰𝗹𝘂𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗹𝗮 𝘃𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮̀ 𝗲̀ 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮: 𝗶𝗻 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗼𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗲 𝗲𝗰𝗰𝗲𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶 𝘀𝗶 𝗽𝘂𝗼̀ 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗶𝗮 𝗶𝗻 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗶 𝗺𝗼𝗱𝗶 𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝘀𝘁𝗿𝘂𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼, 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗿𝗮𝘃𝗲𝗿𝘀𝗼 𝘂𝗻𝗼 𝘀𝗰𝗵𝗲𝗿𝗺𝗼, ma ciò che cura davvero non passa attraverso una connessione internet. La connessione internet è l’illusione di una presenza, tanto è vero che basta che il collegamento cada o che manchi l’elettricità o si rompa il PC che questa “finta presenza” scompare, si dissolve nel nulla.
𝗟𝗮 𝘃𝗲𝗿𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲, 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲, 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗰𝗼𝗿𝗽𝗼, 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗮𝗿𝗻𝗲 𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗱𝗲𝘀𝗶𝗱𝗲𝗿𝗶𝗼: 𝘃𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗼𝗿𝗱𝗮𝘁𝗲 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗱𝗶𝗰𝗲 𝗚𝗲𝘀𝘂̀ 𝗮 𝗦𝗮𝗻 𝗧𝗼𝗺𝗺𝗮𝘀𝗼: «𝘗𝘰𝘳𝘨𝘪 𝘲𝘶𝘢 𝘪𝘭 𝘥𝘪𝘵𝘰 𝘦 𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘢 𝘭𝘦 𝘮𝘪𝘦 𝘮𝘢𝘯𝘪; 𝘱𝘰𝘳𝘨𝘪 𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘯𝘰 𝘦 𝘮𝘦𝘵𝘵𝘪𝘭𝘢 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘪𝘰 𝘤𝘰𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰; 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘪𝘯𝘤𝘳𝘦𝘥𝘶𝘭𝘰, 𝘮𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦». E, mentre nel vangelo di Giovanni a questo punto Tommaso cade in ginocchio e riconosce il Cristo senza osare toccarlo, Caravaggio, in un modo molto più profondamente e straziantemente umano, pone al centro del suo dipinto il dito dell’apostolo che tocca un altro uomo vivo, che s'addentra con la sua mano nella carne palpitante del Maestro.



