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  • Immagine del redattoreEmilio Mordini

E SE ESISTESSE UN'UNICA MALATTIA MENTALE?


𝗦𝗼𝗻𝗼 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹 𝗾𝘂𝗮𝗿𝘁𝗼 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼 𝗱𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗯𝘂𝗼𝗻𝗮 𝗰𝘂𝗿𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗶 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗶. In questo video parlerò più in dettaglio di cosa sono i disturbi mentali.


𝗡𝗲𝗹 𝘁𝗲𝗿𝘇𝗼 𝘃𝗶𝗱𝗲𝗼 (https://www.facebook.com/share/v/F4BnsLwY1cymzk1c/?mibextid=WC7FNe), 𝗮𝘃𝗲𝘃𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶𝗰𝗲𝗻𝗱𝗼 𝗰𝗵𝗲 – 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗺𝗲 – 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗲 𝗹𝗲 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗲 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗲 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗿𝗮 delle malattie mentali, quando riescono a guarire un malato, ci riescono perché lo mettono in condizione di farsi guarire dalla vita. Tra le esperienze della vita in grado di guidare verso la guarigione, ce ne sono due fondamentali: la bellezza e il mistero.


𝗟𝗲 𝗱𝘂𝗲 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗮𝗹𝗶 𝗳𝗼𝗿𝗺𝗲 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶, 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝘂𝗹𝘁𝘂𝗿𝗮 𝗼𝗰𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲, 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗲 𝗺𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼 𝘀𝗶 𝗲𝘀𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼𝗻𝗼 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗲 𝗿𝗲𝗹𝗶𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲. Non intendo una particolare forma d’arte né tanto meno che la cura consista nell’ insegnare a dipingere o a recitare. Considero, anzi, queste forme di “arte-terapia” avvilenti per chi le pratica (terapeuti e malati) e per l’arte stessa. Nello stesso modo mi è del tutto aliena l’idea che per guarire ci si debba “convertire” e diventare fedeli di un qualsiasi culto religioso, spesso, anzi, questo approccio peggiora i disturbi mentali, specialmente i più gravi.


𝗤𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗮𝗿𝘁𝗲 𝗲 𝗿𝗲𝗹𝗶𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗶𝗼 𝗺𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗲𝗿𝗶𝘀𝗰𝗼 𝗮𝗱 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗶𝘁𝗮̀ 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗶𝘂𝘁𝗶𝗻𝗼 𝗮 𝘀𝘃𝗶𝗹𝘂𝗽𝗽𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ verso la bellezza, il mistero, il sacro e i sentimenti dello stupore, della meraviglia e dell’amore e timore. La buona cura non deve assolutamente insegnare queste esperienze (sono “esperienze” e devono essere fatte dalla persona, non insegnate da qualcuno) ma deve mettere il malato nella condizione di poterle desiderare e affrontare senza troppi disorientamenti.


𝗔 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗽𝘂𝗻𝘁𝗼, 𝗲̀ 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶𝗼 𝘀𝗽𝗶𝗲𝗴𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗶𝗻 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗮𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗼 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲. Ritorniamo, quindi alla definizione data all’inizio (nel primo video): “È un disturbo della nostra relazione con il mondo”. Quindi è: 1) uno, 2) riguarda la relazione con gli altri.

𝗨𝗻 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗼 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 𝘂𝗻𝗶𝗰𝗼 (𝗰𝗵𝗲 𝗾𝘂𝗶𝗻𝗱𝗶 𝗵𝗮 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗼 𝘀𝘁𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗺𝗲𝗰𝗰𝗮𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗽𝗮𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗼), multifattoriale (generato, cioè, da una grande numero di concause che possono agire in modo e in grado diverso) e multi-sintomatico (che si può, quindi esprimere attraverso una varietà di sintomi).


𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘁𝗲𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗻𝗮𝗰𝗾𝘂𝗲 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗶𝗻𝗮 𝘁𝗲𝗱𝗲𝘀𝗰𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗺𝗲𝘁𝗮̀ 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝗢𝘁𝘁𝗼𝗰𝗲𝗻𝘁𝗼 (𝘁𝗲𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹’𝙀𝙞𝙣𝙝𝙚𝙞𝙩𝙥𝙨𝙮𝙘𝙝𝙤𝙨𝙚), fu poi trascurata lungo tempo per tornare in auge negli ultimi decenni soprattutto grazie agli studi di genetica psichiatrica. In ambito psicoanalitico, la ripresa, almeno implicita, di questa teoria la si deve a un grande psicoanalista francese degli 1950 (che fu in analisi anche con Freud): Sacha Nacht.


𝗤𝘂𝗮𝗹 𝗲̀ – 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗡𝗮𝗰𝗵𝘁 - 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝘀𝘁𝘂𝗿𝗯𝗼 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲 (𝗶𝗹 𝗺𝗲𝗰𝗰𝗮𝗻𝗶𝘀𝗺𝗼 𝗽𝗮𝘁𝗼𝗴𝗲𝗻𝗲𝘁𝗶𝗰𝗼) che sottostà a questa unica entità morbosa che ha così tante concause e si esprime in modo così vario? La paura.


𝗡𝗮𝗰𝗵𝘁 𝘀𝘂𝗴𝗴𝗲𝗿𝗶𝘀𝗰𝗲 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗶 𝘀𝗶𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗮𝗻𝗶𝗺𝗼 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗼 𝘂𝗻𝗮 𝗽𝗮𝘂𝗿𝗮 𝗼𝗿𝗶𝗴𝗶𝗻𝗮𝗿𝗶𝗮 e che tutti i sintomi delle malattie mentali non siano che tentativi, via via dagli effetti più disastrosi, di autoguarigione dalla paura. Se Nacht avesse ragione (come mi portano a pensare vari ragionamenti e, soprattutto, l’esperienza clinica) resta a questo punto una domanda difficilissima : di cosa si ha paura? E perché?


𝗕𝘂𝗼𝗻𝗮 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲.



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