๐๐ผ๐๐ฎ ๐๐ฐ๐ฒ๐ด๐น๐ถ? โ๐๐๐๐ฒ๐ฟ๐ฒโ ๐ผ โ๐ฎ๐๐ฒ๐ฟ๐ฒโ? ๐ง๐ผ ๐๐ฎ๐๐ฒ ๐ผ๐ฟ ๐๐ผ ๐๐ฒ? Ogni giorno, da qualche parte, qualcuno si rivolge a qualcun altro con questa domanda. Dopo averla pronunziata, il provocatore fa di solito una pausa e fissa con occhietti astuti il volto del suo o dei suoi interlocutori: sa che lโargomento non ammette repliche. Infatti, persino il piรน avido dei banchieri dichiarerร di scegliere l' โessereโ piuttosto che l' โavereโ. Chi mai potrebbe preferire apertamente la volgaritร del possesso alla nobiltร dellโessere?
๐ค๐๐ฒ๐๐๐ฎ ๐๐ฐ๐ถ๐ฎ๐ด๐๐ฟ๐ฎ๐๐ฎ ๐ฑ๐ผ๐บ๐ฎ๐ป๐ฑ๐ฎ (๐ฐ๐ต๐ฒ ๐ผ๐ฏ๐ฏ๐น๐ถ๐ด๐ฎ ๐ฐ๐ถ๐ฎ๐๐ฐ๐๐ป๐ผ ๐ฎ ๐ฑ๐ถ๐๐ฒ๐ป๐๐ฎ๐ฟ๐ฒ ๐ถ๐ฝ๐ผ๐ฐ๐ฟ๐ถ๐๐ฎ) nasce probabilmente dal titolo di unโopera del 1976 di Eric Fromm, un ๐ฃ๐ฐ๐ฏ๐ฉ๐ฐ๐ฎ๐ฎ๐ฆ tedesco, inventore tra l'altro della psicoanalisi umanista. Il libro - che metteva insieme Buddha, Gesรน, Meister Eckhart, Mahatma Gandhi, Karl Marx e Carl Gustav Jung โ era un atto di accusa, in linea con la cultura di quegli anni, contro il materialismo e il consumismo.
๐ข๐ด๐ด๐ถ, ๐ฝ๐ฟ๐ผ๐ฏ๐ฎ๐ฏ๐ถ๐น๐บ๐ฒ๐ป๐๐ฒ ๐ฝ๐ผ๐ฐ๐ต๐ถ ๐ฟ๐ถ๐ฐ๐ผ๐ฟ๐ฑ๐ฎ๐ป๐ผ ๐๐ฟ๐ผ๐บ๐บ ๐ฒ ๐ฎ๐ป๐ฐ๐ผ๐ฟ ๐บ๐ฒ๐ป๐ผ ๐ต๐ฎ๐ป๐ป๐ผ ๐น๐ฒ๐๐๐ผ โ๐ง๐ผ ๐๐ฎ๐๐ฒ ๐ผ๐ฟ ๐๐ผ ๐๐ฒ?โ. Quel titolo, perรฒ, cosรฌ azzeccato e intuitivo (ma non originale: lo aveva giร usato ventโanni prima Gabriel Marcel), si รจ piano, piano trasformato in uno tra i luoghi comuni piรน radicati e abusati. Nel nostro paese, il โcristiano-buddismo-socialismoโ di Fromm si รจ inopinatamente coniugato con la retorica del saper vivere โitalianoโ e con certo pauperismo cattolico di โsinistraโ. Due mondi diversi ma uniti dalla comune convinzione che โpovero รจ belloโ, proprio perchรฉ la povertร permette di prestare attenzione a ciรฒ che si โรจโ piuttosto che a ciรฒ che (non) si โhaโ (si noti, perรฒ, che questi laudatori della povertร assai di rado sono personalmente poveri).
๐ ๐๐ผ๐๐๐ฒ๐ป๐ถ๐๐ผ๐ฟ๐ถ ๐ฑ๐ฒ๐น๐นโ๐ฎ๐น๐๐ฒ๐ฟ๐ป๐ฎ๐๐ถ๐๐ฎ ๐๐ฟ๐ฎ ๐ฎ๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ ๐ฒ๐ฑ ๐ฒ๐๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ ๐ป๐ผ๐ป ๐๐ถ ๐ฟ๐ฒ๐ป๐ฑ๐ผ๐ป๐ผ ๐ฐ๐ผ๐ป๐๐ผ, ๐ฝ๐ฒ๐ฟ๐ผฬ, ๐ฑ๐ถ ๐ฐ๐ผ๐น๐๐ถ๐๐ฎ๐ฟ๐ฒ ๐๐ปโ๐ถ๐น๐น๐๐๐ถ๐ผ๐ป๐ฒ: cosa vuole infatti dire scegliere di โessereโ? Nelle intenzioni di Fromm e dei suoi epigoni significa dare valore alle cose vere della vita, agli aspetti piรน spirituali e nobili dellโesistenza, alla nostra natura piรน profonda. Lโalternativa sarebbe, quindi, scegliere tra le qualitร che ci rendono realmente umani e il possesso di volgari beni materiali. Ma un vivente โรจโ mai davvero? In altre parole: qualcuno puรฒ mai dire di sรฉ stesso โio sonoโ? Gli attributi e le qualitร che in questo momento ci costituiscono coincidono con la nostra essenza di individui?
๐ ๐๐ถ๐๐ฒ๐ป๐๐ถ ๐ฐ๐ฎ๐บ๐ฏ๐ถ๐ฎ๐ป๐ผ ๐ฒ ๐๐ถ ๐๐ฟ๐ฎ๐๐ณ๐ผ๐ฟ๐บ๐ฎ๐ป๐ผ ๐ป๐ฒ๐น ๐๐ฒ๐บ๐ฝ๐ผ, ๐ป๐ฒ๐๐๐๐ป๐ฎ ๐พ๐๐ฎ๐น๐ถ๐๐ฎฬ ๐ฒฬ ๐ฝ๐ฒ๐ฟ๐บ๐ฎ๐ป๐ฒ๐ป๐๐ฒ ๐ฒ๐ฑ ๐ฒ๐๐๐ฒ๐ป๐๐ถ๐ฎ๐น๐ฒ, tutto ciรฒ che siamo รจ contingente. Questa affermazione puรฒ significare due cose: o ciascuno di noi รจ in realtร unโillusoria confederazione di esseri che mutano di istante in istante (grossomodo, quello che pensava un filosofo inglese del Seicento, David Hume) oppure esiste - seppure difficile da dimostrare - un individuo che possiede (ma non "รจ") le caratteristiche mutevoli attraverso cui viene qui e ora individuato.
๐ฃ๐ผ๐ฐ๐ผ ๐ถ๐บ๐ฝ๐ผ๐ฟ๐๐ฎ ๐พ๐๐ฎ๐น๐ฒ ๐ฑ๐ฒ๐น๐น๐ฒ ๐ฑ๐๐ฒ ๐ถ๐ฝ๐ผ๐๐ฒ๐๐ถ ๐๐ถ๐ฎ ๐๐ฒ๐ฟ๐ฎ ๐ฝ๐ฒ๐ฟ๐ฐ๐ต๐ฒฬ, ๐ป๐ฒ๐ถ ๐ณ๐ฎ๐๐๐ถ, tutti (sospetto persino i monaci buddisti di qualche sperduto monastero tibetano) pensano a sรฉ stessi come esseri reali e non come illusioni. Noi ci percepiamo come individui unitari che posseggono una serie di qualitร e caratteristiche alla stessa maniera in cui posseggono gli oggetti. Detto in modo un poโ brutale: la maniera in cui le persone vanno orgogliose di avere gli occhi verdi non รจ cosรฌ diversa da quella con cui si vantano di possedere un nuovo modello di automobile; chi si pavoneggia delle sue virtรน lo fa spesso con lo stesso spirito di chi si gloria dei suoi successi sul lavoro o del denaro che ha guadagnato; e cosรฌ via.
๐๐ต๐ถ ๐ฒฬ โ๐๐บ๐ถ๐น๐ถ๐ผ ๐ ๐ผ๐ฟ๐ฑ๐ถ๐ป๐ถโ? ๐๐ผ ๐๐ฎ ๐๐ผ๐น๐ผ ๐๐ฑ๐ฑ๐ถ๐ผ ๐ฒ ๐ป๐ผ๐ป ๐ฐ๐ผ๐บ๐ฒ ๐บ๐ผ๐ฑ๐ผ ๐ฑ๐ถ ๐ฑ๐ถ๐ฟ๐ฒ ๐บ๐ฎ ๐ฐ๐ผ๐บ๐ฒ ๐ฑ๐ฎ๐๐ผ ๐ฑ๐ถ ๐ณ๐ฎ๐๐๐ผ. Posso essere un individuo unico e originale, che esiste al di lร dei fatti contingenti, solo se sono stato e sono pensato in quanto tale da un essere trascendente, che non รจ generato e non muore (in altre parole: se ho un fondamento necessario fuori da me). Ma questa รจ metafisica... Nei fatti, per quanto mi riguarda, io non โsonoโ: io โhoโ.
๐๐ผ ๐น๐ฎ ๐๐ถ๐๐ฎ, ๐ถ๐ป๐ป๐ฎ๐ป๐๐ถ๐๐๐๐๐ผ, ๐ฒ ๐ฝ๐ผ๐ถ ๐๐ปโ๐ถ๐ป๐ณ๐ถ๐ป๐ถ๐๐ฎฬ ๐ฑ๐ถ ๐ฎ๐น๐๐ฟ๐ฒ ๐ฐ๐ผ๐๐ฒ: un paio di scarpe ai piedi, un nome, un maglione che indosso, un computer su cui scrivo, due occhi per vedere, tanti libri sulla scrivania, una bicicletta e cosรฌ via. Io non โsonoโ in senso assoluto perchรฉ cambio nel tempo e con il tempo, ma โhoโ tutto quello che permette agli altri di riconoscermi e a me di vivere. Da dove mi viene ciรฒ che ho e in continuazione perdo e riacquisto? Non lo so, so solo che mi รจ stato dato in prestito e che sarรฒ chiamato prima o poi a restituirlo. Le scarpe si usureranno, il mio nome scomparirร anche dagli uffici dellโanagrafe; il maglione diventerร liso, il computer obsoleto e la vista mi si affievolirร ; i libri si sfalderanno e la bicicletta sarร rubata; stanotte stessa, magari, dovrรฒ ridare indietro anche la vita.
ยซ ๐ผ๐ช ๐ซ๐ค๐ก๐๐ช๐ง ! ๐๐ช ๐ซ๐ค๐ก๐๐ช๐ง ! ๐ฬ ๐กโ๐๐จ๐จ๐๐จ๐จ๐๐ฃ ! ๐๐ช ๐ข๐๐ช๐ง๐ฉ๐ง๐๐๐ง ! ๐ ๐ช๐จ๐ฉ๐๐๐, ๐๐ช๐จ๐ฉ๐ ๐๐๐๐ก ! ๐ ๐ ๐จ๐ช๐๐จ ๐ฅ๐๐ง๐๐ช, ๐๐ ๐จ๐ช๐๐จ ๐๐จ๐จ๐๐จ๐จ๐๐ฃ๐ฬ ; ๐ค๐ฃ ๐ขโ๐ ๐๐ค๐ช๐ฅ๐ฬ ๐ก๐ ๐๐ค๐ง๐๐ : ๐ค๐ฃ ๐ขโ๐ ๐๐ฬ๐ง๐ค๐๐ฬ ๐ข๐ค๐ฃ ๐๐ง๐๐๐ฃ๐ฉ ยป (LโAvaro di Moliรจre, Atto IV, scena 7, Monologo di Arpagone). Tutti coloro che si illudono di poter scegliere tra essere e avere sono come il povero Arpagone: preferiscono โessereโ perchรฉ lโidea di โavereโ fa loro troppo temere di essere derubati e, comunque, di dover un giorno rendere ciรฒ che hanno avuto in prestito.
๐๐ผ๐๐ถฬ, ๐ถ๐ป๐๐ฒ๐ฐ๐ฒ ๐ฐ๐ต๐ฒ ๐ฑ๐ถ๐๐ฝ๐ฟ๐ฒ๐๐๐ฎ๐ฟ๐ฒ, ๐ถ๐ป ๐ป๐ผ๐บ๐ฒ ๐ฑ๐ฒ๐น๐น๐ฎ ๐ฝ๐ฟ๐ผ๐ณ๐ผ๐ป๐ฑ๐ถ๐๐ฎฬ ๐ฑ๐ฒ๐น๐น'๐ฒ๐๐๐ฒ๐ฟ๐ฒ, la superficialitร di ciรฒ che abbiamo, impariamo a usarne con riconoscenza, amore e avvedutezza: impariamo la lezione da quellโ amministratore disonesto (Lc 16,1-9) che ancora oggi tanto spesso scandalizza coloro che โ๐ฑ๐ณ๐ฆ๐ง๐ฆ๐ณ๐ช๐ด๐ค๐ฐ๐ฏ๐ฐ ๐ฆ๐ด๐ด๐ฆ๐ณ๐ฆ ๐ข๐ฏ๐ป๐ช๐ค๐ฉ๐ฆฬ ๐ข๐ท๐ฆ๐ณ๐ฆโ.
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